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Nel territorio di Sesto uno degli insediamenti più antichi è certamente Cascina Gatti. Il nucleo, a sud-est del territorio comunale, un tempo era isolato in mezzo alla campagna. A vederlo oggi, è praticamente attaccato al centro abitato.

Borgo Cascina Gatti visto dall'alto
Borgo Cascina Gatti visto dall'alto

Con tutta probabilità, in questa località si trovava originariamente un accampamento militare romano, per il cambio dei cavalli e con alloggi per la sosta. Una tomba romana è infatti stata ritrovata nella zona della Madonna del Bosco agli inizi del ‘900.
Ma la sua prima comparsa ufficiale Cascina Gatti la fa in un atto dell’842, anche se ancora camuffata con il nome di “Sundro”. Il termine “Sundrium”, di origine longobarda, indicava un grande terreno, di proprietà di un’unica persona o di un gruppo familiare. Così veniva dunque chiamata questa località, che solo nel 1200 prese il nome che conosciamo: quello della famiglia dei Gatta o Gatti, che lì risiedeva. Quando la cascina ricompare nel 1500 nella carta del “Ducatus Mediolanensis” di Egnatio Danti, il suo nome è confermato: “Cà de Gatui”.

Foto storica di Borgo Cascina Gatti
Foto storica di Borgo Cascina Gatti

I possedimenti della Cascina Gatti erano molto vasti e attorno all’agglomerato principale sorsero numerosi cascinali. Alcuni di questi “satelliti” sopravvivono ancora adesso. Sono le cascine Bergamina, Colombo e Parpagliona. Con queste e il Mulino del Tuono, Cascina Gatti formava un organismo unico. Cioè, pur vivendo ognuna una propria realtà individuale, le varie cascine erano collegate tra loro per tutte le attività agricole, e le varie feste che scandivano la vita contadina attiravano a Cascina Gatti partecipanti dalle cascine circostanti. 

Il borgo assunse nel tempo un ruolo sempre più significativo, tanto da diventare un comune autonomo. Così risulta dal catasto teresiano, in cui il territorio di Sesto è scorporato in più comuni: Sesto San Giovanni, Torretta, Pelucca, Baraggia, Cascina Gatti, riuniti in un’unica Sesto solo dopo l’Unità.

Ingresso, ambito 7a

Ingresso, ambito 7a

Lo sviluppo del borgo comunque non ha seguito un disegno prestabilito: il nucleo s’è ampliato via via sulla base delle esigenze produttive. La pianta di Borgo Cascina Gatti mostra infatti un nucleo assai complesso, con numerosi edifici, di tipologie differenti, e una successione di corti, diverse per dimensioni e forme, tra loro collegate da androni e passaggi coperti. All’interno della cascina, ciascuna corte portava il nome della famiglia affittuaria, ed era affidata a un santo protettore. L’immagine votiva del santo era spesso dipinta sui muri della corte. Qualcuna sopravvive ancora oggi.
Per le costruzioni sono stati usati mattoni, travi in legno, sassi: tutte materie prime provenienti dal territorio circostante. Gli androni e parte delle corti sono in ciottolato, le scale esterne in pietra con parapetto in legno, come pure i ballatoi che corrono lungo le corti. I soffitti sono in legno, alcuni solai a volta, le coperture in coppi. Alti pilastri in mattoni pieni sorreggono i tetti. Le tettoie, che servivano per i lavori della fienagione, si prolungano nelle corti.

Vista corte nell'ambito 7a
Vista corte nell'ambito 7a

L’importanza delle cascine si stimava un tempo in base al “numero di braccia” e all’estensione delle terre coltivate. La presenza di una comunità rilevante a Cascina Gatti è testimoniata anche dalla presenza di una scuola, ospitata nella sede della parrocchia. 

La cascina ha forse anche ospitato un convento. Ma è molto difficile ricostruire con sicurezza la storia di questo borgo, vista la scarsità di documenti. Con certezza si sa che nel ‘300 i monaci di San Nicolao di Sesto intrapresero una grande opera di bonifica del terreno di questa zona. Per l’abbondanza dei  fontanili, qui fu possibile praticare la tecnica agricola di riduzione a “marcita”, piuttosto rara nell’alto milanese. Così molti dei terreni acquitrinosi che circondavano l’abitato furono valorizzati. L’utilizzo delle marcite permetteva infatti ai contadini di alimentare il bestiame anche d’inverno con erbe fresche, ottenendo alte rese di latte e derivati del latte. Non a caso nel 1903 venne costituita la “cooperativa latteria sociale”, dove convivevano contadini cattolici e socialisti.

Allevatori di vacche
Allevatori di vacche. Fotografia tratta dal libro Cascine di Sesto, di Renzo Macchi e Athos Geminiani, Gelmi Edizioni d'Arte

Fino al secondo dopoguerra i terreni circostanti erano tutti coltivati. I contadini di Cascina Gatti si sono dedicati ad attività di vario genere. Hanno coltivato grano e avena all’inizio, poi mais, ravizzone, patate. In pratica, le colture tipiche della zona, completate dall’allevamento del baco da seta. I filari di gelsi, i “moroni”, segnavano i campi e i loro confini. Erano coltivati perché i bachi da seta si nutrivano delle loro foglie. E a Sesto fino agli inizi del ‘900, erano attive alcune filande.
Oggi di filande non se ne vedono più e le stalle, chiuse per l’abbandono dell’allevamento del bestiame, sono diventate depositi e magazzini.